MASSERIA POSTA GUEVARA, un viaggio tra bellezze
architettoniche,naturalistiche e alla scoperta di antichi sapori.
Tra dolci pendii e cieli tersi si trova l’Agriturismo Masseria Posta Guevara, situato in località Giardinetto, nel pianoro dove si innesta il Tavoliere delle Puglie e i rilievi dei Monti Dauni.
20 km da Foggia e a breve distanza da Castelluccio dei Sauri, Orsara di Puglia, Bovino e Troia.
Masseria Posta Guevara non è soltanto Agriturismo ma anche Fattoria didattica, con laboratori per bambini: Le mani in pasta, Chef per 1 giorno il cuoco contadino, Il piccolo pasticcere, Eco- laboratorio: il Ri-ciclo e Pentagramma dei 5 sensi, emozioni tra musica , gusti , sapori e colori. Si organizzano anche corsi di cucina.
L’Azienda si propone, inoltre, di divulgare l'amore per i giardini, parchi ed orti attraverso corsi di decorazione floreale, giardinaggio e tutte quelle attività che si ispirano al mondo della natura.
Nell’Azienda si coltiva il grano duro della varietà Senatore Cappelli, riscoperto e rivalutato come grano d’eccellenza grazie all'elevata percentuale di lipidi, amminoacidi, vitamine, e minerali, nonché caratteristiche di elevata digeribilità.
La Locanda dell’Agriturismo Posta Guevara offre prodotti tipici, nello spirito della riqualificazione della cultura rurale e la rivalutazione della gastronomia locale, l’antica cucina del mondo rurale.
La Locanda vuole essere l’alternativa alle abitudini moderne.
La proposta gastronomica di Posta Guevara è improntata sull’autentica tradizione culinaria dei Monti Dauni che vede l’uso della pasta fatta in casa, l’uso di verdure selvatiche, carni di allevamenti locali o selvaggina. Tra le tipicità sono la pasta e il pane di farina di grano arso. L’uso di questa farina riprende una poverissima usanza contadina; dopo la raccolta delle messi venivano bruciate le stoppie. Le spigolatrici ,appartenenti alle famiglie più povere , ripassavano su quanto il fuoco aveva risparmiato , raccogliendo le spighe arse, ricavandone chicchi che venivano ridotti in farina,per farne poi pane e pasta: il cibo dei poveri.
Tra le varie specialità spiccano i “ Cavatelli di grano arso alla Guevara” : con salsa di pomodorini cucinati al forno a legna, per risaltarne il gusto del bruciato e del fumo, accompagnati da cacioricotta e peperoncino. Una vera specialità!
Orecchiette con Grano Arso Senatotore Cappelli,con Pomodorino cotto a Forno a Legna su fonduta di Cacio Ricotta |
Lucia Di Domenico , proprietaria dell’Azienda e Chef, ha sempre creduto nelle potenzialità del grano duro Senatore Cappelli.
Nel 1906 il Marchese Raffaele Cappelli, proprietario di numerosi poderi in capitanata, provincia di Foggia, decise di adibire alla coltivazione sperimentale uno di essi, il Ministro dell’Agricoltura gli fece il nome di Nazareno Strimpelli, agronomo e genetista, da anni impegnato nell’ibridazione delle specie di frumento sulla scia delle teorie di Mendel.
L’obiettivo di Strimpelli era quello di aumentare il ricavato dei raccolti , ciò era possibile dando origine a delle varietà di frumento resistenti alle intemperie e alle siccità specifiche dei diversi climi. Il regime omaggiò Strimpelli nominandolo Senatore, ma l’agronomo, poco interessato alla politica, scrisse una lettera a Mussolini declinando l’offerta. La richiesta fu respinta e malgrado la carica fosse stata ufficializzata Strimpelli continuò a dedicarsi assiduamente ai suoi studi. Strimpelli viene considerato un pioniere della rivoluzione verde, al contrario di ciò che avviene oggi dove le Multinazionali detengono i brevetti delle nuove specie rendendole spesso sterili per costringere gli agricoltori al rifornimento continuo e alla dipendenza con una conseguente perdita della biodiversità, ad un maggiore inquinamento e all’uso di OGM.
Anche il marchese Raffaele Cappelli fu nominato Senatore, nacque cosi il grano Senatore Cappelli che divenne allora uno dei più diffusi,ma al giorno d’oggi coltivato ormai in poche regioni di Italia data la sua scarsa resa quantitativa, la sua pianta ha un’altezza di oltre 1.80 m, superiore a quella del grano comune, ed è per questo a rischio di allettamento (il fusto con pioggia e vento tende a piegarsi rendendo più difficili le operazioni di raccolta).
E’ stato per decenni la coltivazione più diffusa del meridione, soprattutto in Basilicata e Puglia. Ad oggi si può ritenere una specie rara e pregiata in quanto non ha subito le alterazioni delle moderne tecniche di manipolazione genetica, preservandosi inalterata nel tempo, a tutto vantaggio del sapore e del contenuto nutrizionale: anche per questo gli esperti attribuiscono al Senatore Cappelli una elevata tollerabilità.
Nella Masseria Posta Guevara non manca la trasmissione di questo patrimonio culturale di elevato valore ambientale e sociale.
La proprietaria, Lucia Di Domenico, riesce a trasmettere l’importanza del valore della biodiversità attraverso i suoi prelibati piatti e in un ambiente spazioso, accogliente, caldo e autentico. La missione di Posta Guevara è rappresentare un luogo dove memoria e rivalutazione dei prodotti di questa terra si fondono per far rivivere ai propri ospiti sapori e tradizioni dimenticate.
Il sito della Masseria Posta Guevara
Suggeriamo vivamente una sosta alla Masseria Posta Guevara come punto per poi scoprire i Monti Dauni con i suoi Borghi, il Tavoliere delle Puglie, la città di Foggia, Troia con il suo vino, il Nero di Troia. I proprietari della Masseria e il personale forniranno indicazioni per la conoscenza del territorio.
Monti Dauni, Puglia da scoprire.
ll territorio dei Monti Dauni è posto geograficamente al confine della Puglia con la Basilicata a sud-ovest, con la Campania ad ovest e nord-ovest, del Molise a nord-ovest e nord e ad est con la pianura del Tavoliere. Dolci rilievi e borghi su di essi adagiati, passeggiate lungo i sentieri di montagna percorsi nei secoli da guerrieri e pellegrini, mulini ad acqua ( Bovino, Roseto Valfortone) e forni a paglia rinascimentali ( Orsara di Puglia ,Roseto Valfortone ). Li, si troverà storia, cultura, natura, enogastronomia e i suoi Borghi con le loro tipicità e tradizioni di transumanza e brigantaggio.
Accadia, Alberona, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valfortore, Celle San Vito ( il Borgo più piccolo di tutta la Puglia) , Deliceto, Faeto, Lucera, Monteleone di Puglia, Motta Montecorvino, Orsara di Puglia, Panni, Rocchetta Sant’Antonio, Roseto Valfortore, San Marco la Catola, Sant’Agata di Puglia, Troia, Volturara Appula ,Volturino,Biccari e Pietramontecorvino.
Allestito nei locali del pianoterra e del seminterrato di Palazzo D'Avalos, il Museo é diviso in cinque settori. Al piano terra sono stati sistemati i reperti di epoca contemporanea con opere di artisti troiani, mostre temporanee, mentre nel seminterrato quelli di epoca moderna, di epoca medievale, di epoca romana, di epoca pre-romana.
EPOCA MODERNA, I busti marmorei di Alfonso I d'Aragona (1396-1458) e della moglie, realizzati da F. Prinzi nel 1883, lo stemma multiplo dei D'Avalos e una bacheca con suppellettili seicentesche. Elementi del XVII sec.: epigrafi, stemmi di famiglie gentilizie, simboli di Confraternite e un altarino francescano con stemma in pietra. Nei muri sono incastonati stemmi gentilizi del XVI sec., un'epigrafe che espone gli effetti del concilio tridentino, numeri civici e la fontana della Canfora del 1588.
EPOCA MEDIEVALE, Sono allestiti croci bizantine, mosaici, sarcofagi, lastre sepolcrali e una tomba-colombario. Interessanti sono il sarcofago di San Secondino del VII sec., proveniente da Costantinòpoli, e la lastra sepolcrale di Rùbria Marcella del II-III sec. d. C. con la raffigurazione di una scrofa con sette porcellini.
EPOCA ROMANA, Sono sistemati colonne granitiche romane, capitelli corinzi, epigrafi funerarie di liberti, di augustali, di primipili; la pavimentazione di un tratto della via consolare Trajana, pietre miliari del II sec. d. C., contenitori per aridi e una macina per cereali.
EPOCA PRE-ROMANA, Sono raccolti in quattro bacheche reperti archeologici, risalenti al IV sec. a. C. Nella 1^ bacheca si possono ammirare: coppette a vernice nera, oinochoe trilobate, gutti a vernice nera, armilla bronzea a spirale, skyphos, crateri a campana italioti, brocche e olpette. Nella 2^ bacheca sono sistemati: epychisis, pissidi e coperchi a figure rosse, piatti di ceramica italiota. Nella 3^ bacheca vi sono: coppette a decorazione geometrica, kyathoi dàuni, armatura bronzea, cinturone sannitico e schiniere, coppe bianche di tipo Saint Valentin, kylikes biansate a vernice nera, boccali, olle globose. Nella 4^ bacheca sono posti: corredi tombali, punte di lance, kyathos, orecchini, spilloni bronzei, idrie àpule, kylix, fuseruole, lucerne, boccali, olle, sphagheion. In una bacheca da tavolo sono sistemate antefisse fittili e su un tavolo si possono ammirare teste maschili di pietra calcare appartenenti a stele funerarie dell'VIII-IV sec. a. C.
La Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta , capolavoro del XI Sec, fonde stilemi romanici con elementi bizantini, famosa per il suo rosone, unico. Presenta, insolitamente, 11 raggi costituiti da colonnine che delineano altrettanti spicchi di pietra traforata, le cui decorazioni sono tutte differenti tra loro.
Museo del tesoro della Cattedrale di Troja , molte sono le opere preziose esposte, oltre 500 pergamene di cui una recante il sigillo di Federico II , codici miniati, canti gregoriani, e altre opere ancora .
Per saperne di più : http://www.dauniavetus.it
http://www.montidauniturismo.it/
http://www.meridaunia.it/
http://www.montidauni.it/
http://www.montidauniturismo.it/
http://www.meridaunia.it/
http://www.montidauni.it/
Antiche vie di Comunicazione come la Via Francigena nel tratto Celle San Vito – Troia, a Troia ci sarà la deviazione, una strada verso Lucera che porterà a Monte Sant’Angelo e la strada in direzione Brindisi.
I primi documenti d’archivio che citano l’esistenza della Via Francigena in Puglia risalgono al XII Sec. E si riferiscono ad un tratto di strada in agro di Troia che congiungeva i Santuari del Tavoliere con quelli della Montagna Sacra del Gargano. Per “Franchi” si indicavano i forestieri , provenienti da oltr’Alpe , ovvero tutti i pellegrini che venendo dall’Inghilterra, dall’Irlanda e dalle regioni settentrionali della Francia e Germania attraversate le Alpi percorrevano tutta la penisola italica verso Roma , Gargano, Santuario di San Nicola a Bari e poi per Brindisi , dove ci s’imbarcava per l’Oriente.
Con la diffusione del culto di San Michele Arcangelo i flussi di pellegrini modificarono la precedente tendenza a scendere velocemente verso i principali porti della Puglia ma preferirono volgere verso Monte Sant’Angelo, al Santuario dell’Apparitio . Per questo motivo , nei documenti medievali, la Via fu chiamata anche Strata peregrinorum o Strata magna quae pergit ad Sanctum Michaelem.
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