Sabato e Domenica 24-25 Ottobre 2020
Bacco Per Bacco Italia ,vi invita a partecipare alla prossima BACCO REUNION PARMA
andremo a conoscere delle importanti realta' della produzione della gastronomia italiana.
Toccando zone molto interessanti della provincia di PARMA e REGGIO EMILIA.
BACCO REUNION PARMA 24-25 OTTOBRE 2020
- BORGO VAL DI TARO PR - ritrovo / registrazione / pranzo -cena -pernottamento
Tour Enogastronomico ( BUS ) Sabato 24 Ottobre 2020
( AUTO ) Domenica 25 Ottobre 2020
Il Sapore della Cucina Emiliana da Parma e Reggio Emilia
I Viaggiatori del Gusto, resteranno innamorati dalla bellezza della tradizione enogastronomica
della cultura emiliana.
Vi invitiamo al viaggio !
PROGRAMMA COMPLETO - UFFICIALE ENTRO IL 25 SETTEMBRE 2020
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VINI DI PARMA E REGGIO EMILIA
PARMA
CONSORZIO TUTELA VINI COLLI DI PARMA
VINI E VITIGNI
I vitigni “storici” della viticoltura collinare parmense “approdati” nel 1982 nel disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Colli di Parma” sono il Malvasia di Candia aromatica, il Sauvignon blanc, il Barbera, il Bonarda, quest’ultimo via via avvicendato dal Croatina, talmente affine al Bonarda dall’essersi in pratica con esso integrato anche nell’uso del nome.
In anni di più recente attualità altri vitigni sono stati inseriti nelle revisioni del disciplinare successive al 1982, in quanto risultarono comprovati non solo il loro perfetto ambientamento alle caratteristiche pedologiche e climatiche del territorio collinare parmense, ma anche l’acquisizione di peculiarità particolari e speficiche in relazione ai terreni di coltivazione, peculiarità non riscontrabili per questi stessi vitigni coltivati altrove ed aventi caratteristiche conformi alle uve ed ai vini Colli di Parma di più antico insediamento.
Sono il Pinot nero,
il Pinot bianco
il Pinot grigio,
lo Chardonnay,
il Merlot,
il Cabernet Franc,
il Cabernet Sauvignon
ed il Lambrusco (varietà Maestri).
( fonte viniparma it )
CONSORZIO VINI REGGIANI
REGGIO EMILIA
Il Consorzio per la Tutela dei Vini DOC "Reggiano" e "Colli di Scandiano e di Canossa" nasce per la tutela del vino DOC "Reggiano".
Il Consorzio per la tutela dei vini Colli di Scandiano e di Canossa nasce il 26 novembre 1976 come Consorzio per la tutela del vino Bianco di Scandiano, consorzio che, il 20 settembre 1996, modifica la sua denominazione in Consorzio per la tutela dei vini Colli di Scandiano e di Canossa.
Il Consorzio per la tutela del vino Reggiano DOC nasce il 22 luglio 1971 come Consorzio per la tutela del vino Lambrusco Reggiano, consorzio che, il 26 novembre 1996, modifica la propria denominazione in Consorzio per la tutela del vino Reggiano DOC.
LA
QUADRATURA DEL CERCHIO: tante varietà di uva, un solo lambrusco
D.O.P.
Nel
loro rivoluzionario fermentare i reggiani hanno prodotto un’idea
rotonda, circolare, armonica. Il disciplinare di produzione elaborato
dal Consorzio per la Tutela dei Vini “Reggiano” e “Colli di
Scandiano e di Canossa” stabilisce che nella composizione del
“Reggiano Lambrusco” possano essere presenti più varietà di
uva, appartenenti comunque alla grande famiglia dei
Lambruschi.
Quindi
ogni produttore può, restando all’interno della cornice varietale,
comporre il proprio quadro; distribuendo pennellate di profumi e
colori, dare forma e carattere al vino che ha in mente. Come un
musicista jazz, ha la libertà di improvvisare secondo il suo
talento, creando variazioni su un tema musicale che attraverso la
tradizione è diventato un classico.
Fuori dal Quadro ma dentro il Cerchio
Ci
sono tre vitigni che stanno fuori dal quadro del Lambrusco, ma dentro
al cerchio del Consorzio di Tutela dei Vini Reggiani: il Marzemino,
la Malvasia e la Spergola.
Il primo, forse viaggiando sull’aria di Mozart, ma più probabilmente, in epoche precedenti, percorrendo le vie che da Venezia, passando per il Trentino, scendevano nella pianura padana, ha raggiunto queste terre e vi si è acclimatato così bene che oggi i reggiani lo vinificano in purezza. Il giallo paglierino del Malvasia incanta l’occhio, il suo aroma caratteristico intriga il palato, il suo nome, Malvasia di Candia, trasporta la mente sulle antiche rotte del Mediterraneo; nelle terre reggiane questo vitigno si esalta, e la sua uva, vinificata da sola, dà risultati eccezionali. La mitica Spergola è invece un vitigno citato in testi del XV secolo; si credeva perduto e invece è stato ritrovato e ripiantato. Vera e propria gemma nello scrigno della viticoltura reggiana, la Spergola è un’uva a bacca bianca di razza che si presta alle vinificazioni più raffinate.
Se scendi nei sotterranei di alcune cantine di questa zona, puoi vedere bottiglie posate a testa in giù sugli appositi scaffali. Il vino che vi si sta elaborando con il metodo classico è quasi sicuramente Spergola. Ma potrebbe anche essere lambrusco…
(fonte revinireggiani .it )
PARMIGIANO REGGIANO DOP – LA SUA STORIA -
1901
La Camera di Commercio di Reggio Emilia propone la costituzione di un sindacato tra produttori e commercianti di formaggio per poter autenticare l'origine del prodotto destinato all'esportazione.
1909
I rappresentanti delle Camere di Commercio di Parma, Reggio, Modena e Mantova si riuniscono per confrontarsi sull’applicazione di una marcatura del formaggio grana prodotto in queste quattro provincie e per discutere se il nome debba essere Parmigiano o Reggiano.
La Camera di Commercio di Parma prepara un Regolamento per la marcatura del formaggio Parmigiano con un marchio composto da uno scudo, sormontato dalla corona ducale, con le lettere F.P. (Formaggio Parmigiano).
Anche la Camera di Commercio di Reggio Emilia crea, per il formaggio fabbricato nella sua provincia, un marchio speciale composto dalle lettere G.R.R.E. (Grana Reggiano di Reggio Emilia).
L'iter di queste proposte si rivela però lento, non solo per gli interessi in gioco, ma anche per le problematiche sollevate dalla Guerra Mondiale.
Nel dopoguerra il problema della concorrenza si acutizza: sui mercati arriva il Reggianito argentino, imitazione sudamericana del Parmigiano Reggiano.
1926
Il VII Congresso Internazionale di Latteria affronta il tema della definizione dei nomi dei tipi di formaggi derivati dalla loro regione d'origine per evitare le frodi a danno dell'acquirente.
1928
Su proposta dell'Unione Industriali e del Consiglio Provinciale dell'Economia Corporativa (Camera di Commercio) di Reggio Emilia viene costituito il Consorzio volontario per la difesa del Grana Reggiano.
Dopo le necessarie convalide legali, al Consorzio, ora denominato Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, aderiscono la totalità dei produttori e l’ente riprende e porta avanti l'attività di tutela che continua ancora oggi.
1934
I rappresentanti dei caseifici di Parma, Reggio, Modena, Mantova (destra Po), si accordano sulla necessità di approvare un marchio di origine per il loro formaggio. Così, il 27 luglio 1934 nasce il Consorzio Volontario Interprovinciale Grana Tipico che adotta il marchio ovale per le forme idonee; tale marchio recava l’annata e la scritta C.G.T. Parmigiano Reggiano.
1937
Nel 1937 la zona di produzione viene definita con i confini che sono quelli attuali, comprendendo anche i territori della provincia di Bologna (sinistra Reno): infine, il termine “Parmigiano Reggiano” venne ufficializzato per la prima volta nel 1938.
1964
Il Consorzio mette in atto uno dei suoi provvedimenti più importanti: la marchiatura d'origine con la scritta a puntini Parmigiano Reggiano sul fianco della forma che ha dato al formaggio l'aspetto esteriore attuale.
Compiti del Consorzio erano e sono:
difesa e tutela della Denominazione d'Origine
agevolazione del commercio e del consumo
promozione delle iniziative volte a salvaguardare tipicità e caratteristiche peculiari del prodotto
1992
Nel 1992 è approvato il Regolamento CEE 2081/1992 sulle Denominazioni d'Origine Protette, le DOP (poi integrato dal Regolamento (CEE) 510/2006): nel 1996, il Parmigiano Reggiano viene riconosciuto come una DOP europea.
2008
Risale a quest'anno la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 febbraio 2008, che ha sancito che termini evocativi della DOP Parmigiano Reggiano come il termine parmesan devono essere riservati all'autentico formaggio prodotto secondo il Disciplinare di produzione.
PROVINCIE DI PRODUZIONE
PARMA
REGGIO EMILIA
MODENA
BOLOGNA
MANTOVA
(fonte parmigianoreggiano .it )
CONSORZIO TUTELA ACETO BALSAMICO
TRADIZIONALE DI REGGIO EMILIA DOP
In
pochi casi come per l'Aceto Balsamico Tradizionale, la sua storia "è
il prodotto".
Sono
infatti molti secoli che questo frutto dell'ingegno e della passione
dell'uomo onora e caratterizza le tavole più fortunate e sapienti.
Le sue antiche origini in gran parte sconosciute, circondano di
mistero l'"aceto più speciale del mondo", la prima idea e
le tecniche per farlo, i modus operandi tramandati per generazioni di
padre in figlio, che oggi chiameremmo know how. Il primo antico
scritto che se ne occupa risale all'anno 1046, quando l'imperatore di
Germania Enrico III, in viaggio verso Roma per l'incoronazione, fece
tappa a Piacenza.
Da
qui rivolse a Bonifacio, marchese di Toscana nonché padre della
famosa contessa Matilde di Canossa, la richiesta di omaggiargli uno
speciale aceto che "aveva udito farsi colà perfettissimo".
Proprio all'interno delle mura del castello che diverrà famosissimo
qualche anno più tardi per l'incontro "del perdono" tra
papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV, si narra venisse prodotto
un aceto, elisir e balsamo, tanto agognato dalle teste coronate. Il
fatto storico è registrato nel poema Vita Mathildis dal monaco
Donizone, il principale biografo della Gran Contessa Matilde. Nei
secoli XII, XIII e XIV sappiamo per certo dell'esistenza a Reggio
Emilia, Scandiano e nei principali centri estensi, di fabbricanti di
aceto riuniti in vere e proprie consorterie i cui affiliati dovevano
tenere gelosamente custodito il segreto della pregiata
produzione.
Dopo
l'imprimatur imperiale, per tutto il Rinascimento l'aceto balsamico
compare spessissimo nelle tavole di re e duchi, in particolare alla
mensa dei duchi d'Este. Con l'avvento nel 1476 di Alfonso I - duca di
Ferrara - la storia del balsamico ebbe un impulso
determinante.
Tutta
la dinastia che governò il ducato di Modena,Reggio e Massa fino al
1859, arricchì per secoli le cronache di memorie sull'aceto
balsamico tradizionale. Lodovico Ariosto, non a caso reggiano, scrive
nella terza delle sue Satire dedicata al cugino Annibale Malaguzzi,
"in casa mia mi fa meglio una rapa ch'io coco, e cotta s'uno
stecco inforco e mondo e spargo poi d'aceto e sapa". Nel 1863 in
una pubblicazione di Fausto Sestini leggiamo inequivocabilmente che "
nelle province di Modena e Reggio Emilia si prepara da tempo
antichissimo una particolare qualità di aceto a cui le fisiche
apparenze e la eccellenza dell'aroma fecero acquistare il nome di
Aceto Balsamico".
Le
testimonianze sull'Aceto Balsamico si infittiscono nell'Ottocento,
attraverso gli elenchi dotali delle nobili famiglie reggiane.
All'epoca era buona norma infatti arricchire la dote della nobildonna
che si maritava con vaselli di aceto balsamico pregiato e batterie di
botticini dal contenuto prezioso.
Il
resto è storia dei nostri giorni.
(fonte acetobalsamicotradizionale. It )
La Coppa di Parma IGP
La
Coppa
di Parma IGP si
riconosce dalla consistenza
morbida,
la sapidità non troppo pronunciata e profumo
delicato,
elementi che lasciano percepire pienamente il gusto tipico della
carne
di suino.
La Coppa di Parma IGP ha forma cilindrica, con dimensioni variabili da 25 a 40 cm in lunghezza, e peso non inferiore a 1,3 kg. Al taglio, la fetta è mediamente compatta, non untuosa,rossa nella parte magra e rosea in quella grassa.
La Coppa di Parma IGP si conserva in luogo fresco e umido, come può essere una cantina. Una volta aperta è necessario riporla in frigorifero avvolta in un panno in cotone inumidito.
Sapevi che in passato, soprattutto quando più stagionata, la Coppa di Parma IGP veniva avvolta in un panno di cotone imbevuto di Malvasia dei Colli di Parma?
La Coppa di Parma IGP è un salume tipicamente da antipasto.
Perfetta perl’aperitivo, con crostini caldi e un paté di verdure.
Ottima anche con del buon pane casereccio e con verdure fresche.
È un ingrediente ideale anche per torte salate e pizze ripiene, accompagnate dai prodotti tipici di una terra ricca di cultura enogastronomica che non finisce mai di stupire.
(fonte coppadiparmaigp. Com )
SALAME DI FELINO IGP
Per Felino –
località situata in prossimità delle colline parmensi –
l’assoluta
simbiosi con il maiale e la sua storia risale
all’età del bronzo,
come documentano i frammenti ossei rinvenuti tra i reperti del
villaggio terramaricolo di Monte Leoni, situato sulle colline che
sovrastano il paese.
In particolare, il primo documento relativo
al Salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò
Piccinino, condottiero al soldo del duca di Milano che qui aveva una
delle sue basi operative, ordinò che gli si procurassero ‘porchos
viginti a carnibus pro sallamine’,
ovvero venti maiali per fare salami.Un tempo, la preparazione di un
salame dal gusto pieno ma non salato non era facile da ottenere: per
evitare fermentazioni indesiderate si aggiungeva, infatti, una buona
quantità di sale all’impasto.
Nel parmense, invece, si sviluppò
una tecnologia che permise la produzione del salame anche con una
quantità limitata di sale, sfruttando le caratteristiche del
territorio: il sale, di ottima qualità, era prodotto nella vicina
Salsomaggiore, mentre la sua localizzazione, allo sbocco della Val
Baganza, rendeva Felino idonea alla produzione di eccellenti
insaccati, grazie alle sue caratteristiche di temperatura, umidità e
circolazione dell’aria.
La preparazione dei salumi favorì anche lo sviluppo dell’allevamento suino in loco: il numero dei maiali presenti aumentò costantemente nei secoli, tanto che nella seconda metà del Settecento a Felino vi erano circa 2.200 abitanti, 1.400 maiali e 5 produttori-rivenditori di salame e salumi in genere.
Nell’Ottocento la situazione cambiò e l’allevamento suino iniziò a concentrarsi presso i caseifici del territorio: Felino si orientò decisamente verso la trasformazione della carne più che sull’allevamento dei maiali, tanto che all’epoca in paese erano registrati più produttori di salumi che in ogni altro comune del parmense. In questo stesso periodo i salumi parmigiani erano anche inviati in Lombardia: è attorno al 1897 che a Milano il salame genericamente definito di “Parma” verrà dichiarato “di Felino“, a sottolineare la sua qualità di prodotto preparato con maiali di montagna nutriti con ghiande.
L’incremento di capacità produttiva realizzato nel corso del 1900 grazie a tecnologie più moderne ha consentito, pur mantenendo inalterate le caratteristiche peculiari del salame di Felino, di incrementare i volumi che si avviano a raggiungere il traguardo delle 8.000 tonnellate annue.
( fonte salamedifelino . com )
FUNGO DI BORGOTARO IGP
Borgo Val di Taro e le sue valli sono famose in tutto il mondo per il suo fungo; da anni infatti la ricchezza principale dei boschi appenninici in Provincia di Parma, nello spartiacque tra l’Emilia, la Liguria e la Toscana, non è più la legna da ardere, peraltro ottima e ricercata in tutto il Nord Italia, ma sono piuttosto i prodotti del sottobosco.
In
particolare i funghi porcini di Borgotaro sono conosciuti ovunque in
quanto fin dalla fine dell’800, quando molti montanari furono
costretti ad emigrare in America o in Inghilterra, esportarono e
fecero conoscere questo prodotto all’estero.
Nonostante
questa fama antica, il Fungo di Borgotaro è un marchio molto
giovane, in quanto il riconoscimento I.G.P. è stato ottenuto nel
1993 dal Ministero e nel 1996 dalla CEE.
Il
merito dell’iniziativa va attribuita al Consorzio Comunalie
Parmensi, che nel suo programma di miglioramento e valorizzazione del
territorio gestito, dopo aver promosso azioni mirate al razionale e
corretto uso della risorsa fungo, ha intrapreso le procedure volte al
riconoscimento dell'Indicazione Geografica Protetta.
Nel
1995 è stato costituito il Consorzio di Tutela, con lo scopo di
garantire, valorizzare e promuovere il prodotto principe dell'alta
Valtaro, attraverso un apposito Disciplinare di produzione.
( fonte fungodiborgotaro .com )
BUON VIAGGIO con i grandissimi Sapori Emiliani , ci vediamo il 24-25 OTTOBRE 2020
INFO - ADESIONI
( prenotazione obbligatoria entro il 10 ottobre 2020 )
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ASSOCIAZIONE CULTURALE
BACCO PER BACCO ITALIA
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